14 febbraio 2010

Terra ferma

Roma aprile 1995


Poche parole, poche frasi ancora.
E come d’improvviso, come di repente,
vuoi ch’io ci sia.
E come d’una scala
venuta giú in giardino
dal buio cassero che la conteneva,
per te non è finita
la spiga di sole.
Per te è ancora sangue, midollo e cornice.
E piú che la cornice il vero sole che sei,
e in altri (come di me fatti)
ricerchi
                 (come da me avuti, come in me matti,
                 come di me scarti improvvisi
                 d’ebbrezza e solitudine,
                 austerità e portento,
                 come di me l’immenso patrimonio
                 assecondato dall’io in posa e fugace,
                 del vocativo mio labile cornice
                 fra le foglie che tremano).

Come se un giardino fosse
ancora imperituro e stabile,
una terra ferma assolata
d’occhi d’oro e azzurre chiome.
Come se il mondo fosse proprio
alla rovescia nell’occhio:
ed io esistessi.
T’amo.

Nicola D'Ugo

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