Roma aprile 1995
Poche parole, poche frasi ancora.
E come d’improvviso, come di repente,
vuoi ch’io ci sia.
E come d’una scala
venuta giú in giardino
dal buio cassero che la conteneva,
per te non è finita
la spiga di sole.
Per te è ancora sangue, midollo e cornice.
E piú che la cornice il vero sole che sei,
e in altri (come di me fatti)
ricerchi
(come da me avuti, come in me matti,
come di me scarti improvvisi
d’ebbrezza e solitudine,
austerità e portento,
come di me l’immenso patrimonio
assecondato dall’io in posa e fugace,
del vocativo mio labile cornice
fra le foglie che tremano).
Come se un giardino fosse
ancora imperituro e stabile,
una terra ferma assolata
d’occhi d’oro e azzurre chiome.
Come se il mondo fosse proprio
alla rovescia nell’occhio:
ed io esistessi.
T’amo.
Nicola D'Ugo
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