Alla ragazza Chiara

Roma 1 e 2 marzo 1996
A Chiara M.


    1. Sarebbe bello poter andare insieme

Sarebbe bello poter andare insieme
giù al fiume, non credi? Farcelo tutto
a piedi, mille metri, un chilometro.
E poi spogliarci, quando ride il cielo,
e buttarci in acqua quando tu ridi,
io rido, insieme ridiamo e ci
imbronciamo tu ed io, piccola mia,
tettona natante alta un metro e mezzo.
Non credi?


    2. Certo che lo credi. E infatti

Certo che lo credi. E infatti
lo facciamo. L’estate prossima,
ci diamo appuntamento per il treno
e partiamo, felici di essere liberi
e di divertirci, felici di non più essere
pigri e indaffarati, efficienti e stanchi,
precisi in mezzo a tanta confusione.


    3. Stasera ho riposto

Stasera ho riposto
le carte nel cassetto, tutte le tue
lettere e qualche copia delle mie.
Mi è parso strano trovarti in bocca
(o nella mente, se preferisci) di tanto
tempo fa parole che avrei creduto
di avertele sognate dire. È strano,
ma possibile. Come la vacanza
della prossima estate, le risate
e la schiuma.


    4. Tu che mi dici non fare il pigro

Tu che mi dici: "Non fare il pigro!
Alzati, ché fuori c’è il sole!" Hai voglia
a schiaffi che mi dovresti dare... Ma
mi togli le coperte di dosso poco a poco
e mi accarezzi la fronte. La baci.
Mi dici: "Forza, amore, andiamo fuori…"


    5. Poi vengono i ricordi nella sera

Poi vengono i ricordi nella sera.
Anche in presentia. Tu seduta al tavolo
con un gomito puntato, io sul divano
con un libro in mano. C’è tepore, pace,
squarci di vita da dentro. Da dentro te
che mi miri. Dal fitto della pagina.


    6. I ricordi: che mostri e che belli

I ricordi: che mostri e che belli,
che invadenti (a volte prepotenti)
e quanto invitanti. Che menti ci son
dietro, che memorie nelle memorie?
Di chi e per quanto? Mentre tu avanzi i tuoi,
senza discrezione, so che voglio conoscerti,
sapere di te quello che mi manca ancora,
apprenderti per come ti racconti, oltre quello
che fai.


    7. E vengono voci nella sera

E vengono voci nella sera. La mia
e la tua, insieme. Chiacchierano
come da ombre immote di falene,
si dicono cose, aleggiano fra di loro.
Tu ed io ascoltiamo. Le parole
crepitano con la legna, sono legna.
Nella sera tu ed io ci baciamo.


    8. Non ho mai conosciuto una nudità così

Non ho mai conosciuto una nudità così
intima. Credevo di avere appreso tutto,
che la materia fosse una soglia
spirituale, che averti conosciuta mille volte
mi avesse lasciato la via sentimentale.
Ma devo ricredermi, cominciare daccapo,
come la prima volta, in modo naturale.


    9. Salgono auto su da Reggio Emilia

Salgono auto su da Reggio Emilia,
auto discendono il passo da La Spezia,
s’arrovellano su pei rocchi dell’estate,
ascendono a queste vette. Un paese
di zucchero filato si ripopola.
Canta la pazza del paese ancora.
Inascoltata la folla in lontananza
allunga gli occhi. Come per te
quando eri arrivata.


    10. È forse un sogno questo

È forse un sogno questo
di questa estate intravista a primavera
come si intravede qualcosa di speciale
che getta al fuoco tutte le altre carte?
Non è un sogno, bambina cara,
non è un sogno. È l’antiavvertire
che fuori della melma
c’è fiato ancora, e s’alza la libellula.


    11. Avevo composto queste carte

Avevo composto queste carte
per te che le aspettavi
al centro della tavola.
Eri sola, avevi anche spento
la radio per invitare in te
un’eco di presenze
care, passate alla memoria.
Non sei dissimile a me
nel tuo comporti i brandelli
che hai voluto stracciare.
Non ho le tue lune ma ho il tuo
stesso vento
che s’alza e si smarrisce
a suo piacimento.
Sbatte sui tavoli, sfiora
le sedie su cui sediamo,
strappa una corda alla chitarra in gioco.
Per te la vita sola
non sono lune piene e lune vuote,
c’è questo vento che cresce, che ti toglie
il respiro. Non è un dolore
attivo e puntuale, non sono
lune avanzate ed oltraggiate.
Se la luna è un po’ in ritardo
stasera
lo è come le carte che ho mandato
un poco a sbando, qui e lì,
sulla mia scrivania.
Se il vento si placa all’improvviso
fuori dai versi non spediti,
stai pur certa che possederti
non ha potuto nemmeno un istante
la musica muta della chiusa follia. 

Nicola D'Ugo