14 marzo 2010

Giorno di monti, notte di monti (da 'Racconto di un'estate')

Roma 1987
Alla memoria di Alessandra Ferretti


Giorno di monti, notte di monti
e stanze che recano sale e vino
nel cuore d’un angolo.

Portano sguardi muti gli uomini
sulla via del ritorno, e tu,
già chiuso nel giorno, prevedi e leggi
il bianco degli occhi, le stelle dell’iride
e il tuo cammino.

Collagna vi disse il mio nome,
a ognuno di voi disse il mio nome
che cambia nel tempo,
come un viso o una mano,
come una parola che torna
da molto lontano.

Notte stellata, ed il fiume è l’oblio:
sirene cantavano il mio nome con voce
troppo simile alla tua
perché la valle non distorcesse
tanto bella parvenza.
E mai andai giù a valle
per vedere disteso il tuo corpo,
il tuo sguardo che mira il flusso
del fiume Secchia, la tua bocca
aperta a non dire.

Paola attende qualcosa nel sonno,
Claudia è ivi posata. Lungo i torvi
ombelichi di strade, qualcuno trascina
l’ombra ai miei occhi, mi s’orizzonta
e s’unisce al mio dolore:
smuove un saluto dagli angoli
della bocca contratta
in una serietà di congiunto.

Seguiremo una strada e una strada
stanotte
accenderemo fiamme presso
la tomba di lei,
a creare istanti di non vita ansimante,
presso una non vita più grande
per noi meditanti.

Collagna, ed i tuoi muri stretti e bassi tetti
dove s’annida l’amore pur anche nel ricordo
da cui uscisti viva più volte
ed oggi m’appari ferita da una casa
più bassa e più stretta
dove non alberga il respiro.

Rondini, ubriacatemi di canti,
aggiungete al vino e all’insonne sbronza
del mattino
la vostra voce mellificante! 

Nicola D'Ugo

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