Roma 10 luglio 1994
Ora che abbaia (e quasi tace)
l’anima,
la minacciata
e imperitura,
ma contrariata
(ora).
Ora un cane
sillabeggia
forte,
roco,
nell’aria notturna mai in silenzio,
sotto il balcone infrequentato
oltre cui penso.
E il gatto in calore
improvviso
tace –
non rumoreggia, non annaspa
fuori
nel cartame mal conservato.
Finché non s’abitui a quel concerto
d’astri, a quel luminío di cani sparsi,
di balconi penduli fra i cieli, d’ululati
altisonanti nella notte nera.
Poi mugola a se stesso
a voce bassa
avanti e
indietro come un pazzo,
sul roco mastichío della notte, fra le piante
mal conservate,
nel calmo inferno che lo assale,
nella cecità che lo soprassiede.
Nicola D'Ugo
[ puoi scaricare e leggere la poesia nel formato editoriale originale cliccando -> SCARICA PDF ]
[Pubblicata in: Notizie in... Controluce, n. XIX/8, agosto 2010, p. 15]
Nessun commento:
Posta un commento